Intervista Immaginaria a Benvenuto Cellini: Un Viaggio nel Rinascimento con Quick Art
Immergiamoci nelle profondità dell'arte e della storia con un'affascinante intervista immaginaria a Benvenuto Cellini, attraverso il vibrante racconto di Quick Art.
Le immagini fornite sono esclusivamente a scopo illustrativo e potrebbero non riflettere esattamente la realtà del prodotto o del contesto.
Un giorno, mio padre, l'artigiano Giovanni Gellini, mi accompagnò nella bottega di messer Michelangelo Bandinelli, orafo in Firenze, e gli disse: «Messer Michelagnolo, questo è uno dei miei figlioli; piccolo com'è disegna a meraviglia e mi sarebbe caro che gli insegnaste un po' dell'arte vostra».
Bandineili che disse?
Mi diede un'occhiata e acconsentì. Fu così che cominciai una carriera artistica che mi portò lontano, molto lontano. Rimasi poco in quella bottega. A 15 anni (si era nel 1515) passai all'orafo Antonio di Sandro detto Marcene. Là, come ho raccontato nella mia Vita, «in pochi mesi raggiunsi di quei buoni, anzi i migliori giovani nell'arte, e cominciai a trarre frutto dalle mie fatiche».
Com'eri da ragazzo?
Uh, una peste: rissoso, impulsivo, prepotente, come sarei sempre stato. Un tipaccio... Non del tutto. Nel fondo sapevo essere generoso e non ero, né fui mai, un malvagio. Andiamo avanti. A 16 anni ne combinai un'altra delle mie. Fui coinvolto in una grave rissa e per 6 mesi mi bandirono dalla città. Seguirono anni di peregrinazioni da un maestro all'altro, da Siena a Lucca, da Pisa a Bologna. Nel 1523, avendo fatto a coltellate con un tale, dovetti fuggire da Firenze travestito da frate e mi rifugiai a Roma. Fu la mia fortuna.
In che senso?
Te lo stavo per dire. Roma in quegli anni era una città straordinaria. Grazie al mecenatismo della corte pontificia, vi lavoravano moltissimi artisti: Michelangelo, il Sansovino, Tiziano, Sebastiano del Piombo, il Correggio, Jacopo Barozzi detto il Vignola... In quell'ambiente mi sentivo perfettamente a mio agio e lavoravo da par mio. Il papa, che aveva sentito parlare del mio talento, mi prese al suo servizio. Grande pontefice, quello: era Clemente VII della famiglia Medici. Vissi e lavorai con grande soddisfazione fin quando, nel 1527...
Che cosa accadde?
Ci fu il terribile "sacco di Roma": la città eterna fu messa a ferro e fuoco dalle soldataglie mercenarie tedesche dette Lanzichenecchi. Ma io non mi persi d'animo. Con un gruppo di armati mi rifugiai nel Castel Sant'Angelo e mi battei come un leone. Se hai letto la mia Vita, vi troverai descritte le mie imprese. Forse le ho esagerate un po', ma ti assicuro che in quell'occasione mi comportai come un grande soldato.
Restasti al servizio del papa anche dopo?
Il pontefice che succedette al trono di Clemente VII lo avrebbe desiderato, ma i miei piani erano diversi. Nel 1537 mi recai in Francia alla corte di Francesco I; ma anche là non resistetti a lungo: la nostalgia di Roma era così forte! Così tornai, ma mal me ne incolse. Appena rientrato nell'urbe, mi fecero arrestare e rinchiudere in quel Castel Sant'Angelo che avevo difeso con tanto valore. Mi accusavano di aver rubato gioielli del tesoro del papa durante l'assedio. Ma era una calunnia: lo giuro!
Quanto tempo restasti in carcere?
Non moltissimo. Evasi dalla prigione, ma purtroppo mi riacchiapparono e mi sottoposero a sorveglianza strettissima. Mi liberarono, e allora riparai di nuovo in Francia dove fui riassunto a corte e creai gioielli magnifici, fra cui la più bella saliera del mondo. Cinque anni più tardi, rieccomi a Firenze, la città che ho sempre amato più di ogni altra. Il duca Cosimo, discendente di Cosimo il Vecchio, mi prese a corte. Risale a questo periodo una delle più meravigliose avventure artistiche della mia vita: la fusione del Perseo, la statua che raffigurava l'eroe mitico uccisore di Medusa. Se hai letto la mia Vita, conoscerai le peripezie di quella mia creazione. Pensa che durante la fusione, sul più bello, mi venne a mancare il metallo. Ero a letto febbricitante e avevo affidato l'operazione ai miei assistenti.
Che feci allora?
Saltai fuori dal letto e riuscii in extremis a salvare la statua utilizzando tutti gli oggetti di metallo della casa, piatti compresi...
E la tua attività letteraria?
Scrissi la mia autobiografia quand'ero già sulla settantina. Rileggendo quelle pagine, sai che cosa penso?
Che pensi?
Che anche come scrittore non ero niente male. Peccato che mi sia dedicato a quell'attività così tardi!
di Concetto Vecchio
Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi...
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